prima pagina pagina precedente





Il nuovo museo del Duomo - i tesori
di Franco Isman


Il nuovo “Museo e tesoro del Duomo di Monza”, costituito dal museo Serpero, nato nel 1963, e dal museo Gaiani, che sarà ultimato entro la fine del corrente anno o subito dopo, è stato recentemente riconosciuto dalla Regione come unico museo cittadino accreditato.
La necessità di nuovi spazi espositivi ove sistemare la grande quantità di opere, di acquisizione remota o più recente, del Duomo ma anche di altre chiese cittadine, era di assoluta evidenza, tanto da stimolare la realizzazione della nuova imponente opera costituita dal museo Gaiani. Soltanto negli ultimi anni, all'avvicinarsi del completamento dell'opera, il problema dell'organizzazione degli spazi espositivi in funzione di quanto si sarebbe esposto è stato affrontato sistematicamente affidandone all'architetto Cini Boeri l'aspetto architettonico e, preliminarmente, quello storico artistico ad un Comitato scientifico istituito nell'ambito della Soprintendenza ai beni storici e artistici di Milano, con la essenziale partecipazione del professor Roberto Cassanelli, direttore del museo, che ha svolto sull'argomento un'ampia relazione nella presentazione di questo il 18 maggio alla Casa della Cultura.

la realizzazione dei diaframmi 3 la realizzazione dei diaframmi 1 la realizzazione dei diaframmi 2
corona ferrea, corona di Teodelinda, chioccia e pulcini - dal sito del comune di Monza

Il patrimonio artistico del Duomo sarà suddiviso fra i due nuclei del museo, il Serpero e il Gaiani, che costituiscono un unicum in quanto dal primo si accede direttamente al piano superiore del secondo, assumendo come spartiacque il 1300, quando i Visconti ricostruirono ex novo la Basilica.
Al “vecchio” Serpero viene lasciato l'onore di ospitare ed esibire il famoso Tesoro del Duomo che inizia con i lasciti della regina Teodelinda (ma noi vecchi monzesi eravamo abituati a chiamarla, forse troppo familiarmente, “Teodolinda”) e di re Berengario: la corona di Teodelinda, la croce di Adaloaldo, la croce di Berengario, la chioccia e i pulcini, ma anche numerosi oggetti liturgici e devozionali. La corona Ferrea, il reperto più importante, considerata una reliquia in quanto si vuole realizzata con un chiodo della Croce, è invece custodita nella cappella di Teodelinda nel Duomo stesso.

le formelle di Matteo da Campione 1 le formelle di Matteo da Campione 2
le formelle di Matteo da Campione - foto di Piero Pozzi

Il “nuovo” Gaiani coprirà gli ultimi sette secoli ed il percorso espositivo è suddiviso in
quattro sezioni cronologicamente distinte, ma che rappresentano anche tematiche differenti.
La prima è dedicata al Trecento e al primo Quattrocento, l'età dei Visconti, con l'illustrazione delle opere di Matteo da Campione, che curò il rifacimento della facciata del Duomo e realizzò il pulpito, di cui si esporranno le famose lastre traforate, già incastonate nelle murature del presbiterio cinquecentesco (ora sostituite da copie) e le celebri testine provenienti dalle guglie del Duomo rifatte in epoca ottocentesca. Poi ci sarà il famoso calice di Gian Galeazzo Visconti, la statuetta devozionale in argento di San Giovanni, il grande affresco della Messa di San Michele e numerose altre opere “minori”.

l'ancona della Vergine
l'ancona della Vergine (parziale) - foto di Piero Pozzi

La seconda sezione prende in considerazione il periodo dal dominio degli Sforza alla metà Cinquecento con l'esposizione di numerose pitture su tavola, fra cui il famoso polittico Fossati Bellani, un incunabolo della pittura lombarda, l'ancona della Vergine, un polittico di terracotta che si trovava, scomposto nei sui elementi, nella chiesa di S.Pietro Martire e diverse opere minori anche provenienti da altre chiese. Qui saranno esposte in apposite bacheche, a rotazione, i codici miniati del Cinquecento di cui la Biblioteca Capitolare è ricca. Sempre in questa sezione verranno esposte le vetrate del rosone originario quattrocentesco (sostituito da uno ottocentesco per preservare i colori del primo) avendo rinunciato a ricostituirlo per esporlo tutto intero nella parte del salone alta sette metri; sarebbe stato necessario realizzare una nuova struttura di sostegno e si è preferito dedicare la parete all'esposizione degli arazzi fiamminghi Millefleurs recentemente restaurati.

S.Giovanni Battista, arazzo mllefleurs
S.Giovanni Battista, arazzo millefleurs - foto Piero Pozzi

La terza sezione è dedicata all'età dei Borromei, dei Durini e degli Asburgo, con la fioritura della decorazione barocca, con l'esposizione di numerosi quadri. L'ultima sezione comprende i bozzetti in gesso dell'altare maggiore realizzati da Angelo Pizzi su disegni di Andrea Appiani per poi arrivare ai giorni nostri, fino ad una piccola Crocifissione di Lucio Fontana, avuta in comodato da un collezionista monzese.

Si è parlato, e tuttora si parla, di una struttura che possa ospitare anche mostre temporanee o altri generi di evento ma non ci sono certamente spazi liberi: per tali iniziative si dovrebbe quindi ricoverare in altro luogo una parte degli oggetti esposti.

Franco Isman


Il nuovo museo del Duomo si presenta…” - il contenitore


in su pagina precedente

  24 maggio 2005